Per il 2018 Mark Zuckerberg ed il suo staff hanno annunciato un cambio epocale, che dovrebbe modificare il concetto attuale e la fruibilità di Facebook, il più grande social network del mondo: il cambio algoritmo Facebook che gestisce la proposta di post e pubblicità ad ogni singolo utente registrato.

Il comunicato di Mark Zuckerberg


Il discorso di Zuckerberg, così come è stato proposto al vasto popolo del web, sostiene che le nuove scelte gestionali di Facebook sono mirate a ripristinare il senso originario del social. In poche parole, si tratta di ridurre la quantità di post e link pubblicitari selezionati per ogni utente e promuovere, invece, l’interazione tra persone. A livello pratico, quando si aprirà la propria bacheca di Facebook, anziché visualizzare una serie infinita di post pubblicitari inframezzata da quelli degli amici, si vedranno apparire solo i post scritti dai propri contatti e alcune pubblicità scelte appositamente secondo le proprie ricerche e la selezione dei propri interessi personali. Concettualmente, Facebook dovrebbe tornare ad essere un luogo virtuale dove scambiare interazioni umane e non un contenitore di pubblicità. Ma quanto c’è di vero in tutto questo? Qualcosa ma non tutto.

Cambio algoritmo Facebook: 5 cose da sapere


  1. È vero che, probabilmente, si visualizzerà meno pubblicità. Questo, però, succederà non tanto perché Zuckerberg vuole aiutare i suoi utenti ad interagire con i loro amici ma perché saranno date meno opportunità di visualizzazione alle pagine pubblicitarie di piccole aziende, che pagano cifre esigue per la promozione. Infatti, contestualmente al cambio algoritmo Facebook, aumenteranno i prezzi degli spazi pubblicitari;
  2.  Si cercherà di promuovere la pubblicità utilizzando altri canali, verosimilmente gli stessi amici con i quali si spinge per l’aumento di interazione. Infatti, si darà spazio alla visualizzazione dei post pubblicitari commentati o linkati dai propri contatti;
  3. Ci sarà un maggiore controllo nei confronti delle fake news: infatti, le testate giornalistiche poco importanti, che non potranno permettersi investimenti troppo alti per pubblicizzarsi massicciamente, tenderanno ad essere sempre meno visualizzate e, nel tempo, a sparire nell’anonimato;
  4. Si creeranno maggiori interazioni attorno a pagine di grande valore aggregante: gruppi che riguardano programmi televisivi o serie tv, pagine di squadre di calcio o di altri sport, brand top di gamma;
  5. La pubblicità, probabilmente, non sarà di meno ma sarà meno invasiva perché più qualitativa e proposta non in modo passivo ma stimolando l’aggregazione. Ad esempio: se anziché visualizzare un semplice spot pubblicitario di un marchio, Facebook porta un utente ad un post che parla di quello stesso marchio dove ci sono commenti dei suoi amici, l’utente subisce sì la pubblicità, ma può anche interagire col gruppo di persone che sta chiacchierando di quel prodotto.

Per questo la programmazione e la strategia pubblicitaria faranno sempre più la differenza anche su Facebook. Sono disponibili servizi di consulenza per il social media advertising specifici e professionali a cui affidarsi.